Mistral – 12^ e ultima puntata

Una bella mattina di primavera, svegliata dai raggi del sole che entrano dalle persiane, mi giro su un fianco per abbracciare Mistral, ma la mano non sente il suo corpo. Mi stropiccio gli occhi prima di lasciare che la luce li offenda. Mi alzo, stirandomi il corpo nudo e mi avvio in cucina. “Mistral?” chiamo. Ma non ricevo risposta. Mistral non è in cucina, non è in bagno. Non è nelle altre stanze. Penso che probabilmente sarà uscito. Indosso la vestaglia e mi preparo la colazione e riempio la ciotola di Lupin che, dopo qualche minuto, arriva affamato e soddisfatto nel vedere che il suo pasto è già pronto. Mentre sorseggio il caffè, non so perchè, sono colta da una sottile ansia. Per scacciarla accendo la radio, faccio una doccia e mi vesto. Spalanco le persiane e le finestre: l’aria sa di buono e il sole invade la casa. Esco a fare spese e, dopo essere tornata, comincio a cucinare. Oggi voglio preparare qualcosa di prelibato.
A mezzogiorno Mistral ancora non si vede. La sottile ansia del mattino si tramuta in qualcosa che somiglia più a un malessere. Le due del pomeriggio e ancora non è rincasato. Nel pomeriggio l’ansia non riesco più a trattenerla, mi sta divorando. Esco per distrarmi, anche se non serve a molto. La sera, rientrando, trovo ancora la tavola apparecchiata e i cibi, intatti,  ormai divenuti freddi. Di Mistral non c’è traccia. Sono disperata. Entro nella stanza dove c’è il telefono per chiamare la gendarmeria e il pronto soccorso. Sollevo il ricevitore. Prima di comporre il numero l’occhio cade sul quadro di Mistral. E un pensiero si fa strada. Mi avvicino. Nel farlo, noto un biglietto a terra, ripiegato. Mi chino e lo raccolgo. Lo tengo fra le mani un pò prima d’aprirlo. Ho timore di quello che posso leggere, così lo rigiro fra le mani. E finalmente lo apro:

Mia delizia,
con te ho conosciuto l’ Amore, quello vero,
quello che si attende per una vita intera.
Non volermene,
ma non avrei potuto dirti addio
guardandoti negli occhi,
nè volevo che tu mi vedessi piangere.
Non posso restare, mio amore dolcissimo.
Lì hai il quadro: se vuoi raggiungermi sai come fare.
Ma non mi sento di chiederti
di lasciare il tuo mondo per venire nel mio,
così diverso.
Non amerò mai nessun’altra
con l’intensità con cui ho amato te,
nè con la stessa dolcezza..
Ti amo con tutta l’anima, Veronique…

Mistral

Avevo gli occhi pieni di lacrime e ormai non riuscivo nemmeno più a distinguere le righe. E quelle lacrime, dapprima scese silenziosamente sulle gote, si sono tramutate in un sommesso singhiozzo. Alla fine, erano un pianto disperato e intrattenibile. Lupin, seduto ai miei piedi, quasi affranto egli stesso, mi guardava interrogativamente.
Fra i singhiozzi gli dissi:
“Se n’è andato. Non tornerà mai più.”
Lo prendo in braccio e lo accarezzo. Farlo mi da un pò di quiete. Mi addormento così, sul divano, con Lupin accanto, in un sonno agitato e mai profondo.
La mattina dopo mi sveglio con tutte le membra indolenzite. Mi trascino in cucina. Passando davanti allo specchio vedo la mia maschera di mascara colato e occhiaie, così dirotto per il bagno a porre rimedio ad un viso distrutto. Distrutto come il mio cuore. Con la lucidità che solo il mattino sa dare, penso che sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Solo, non pensavo così presto. Raggiungerlo… no, non lo avrei mai potuto raggiungere, era fuori discussione. Il suo mondo è troppo diverso dal mio, troppo per potersi adattare.
Vado nella stanza del quadro, lo prendo e lo avvolgo in una carta da pacchi, chiudendolo con ripetuti giri di corda e quindi lo ripongo nell’armadio. Forse sarebbe meglio distruggerlo? Non lo so, ma al momento preferisco tenerlo. Davanti ad una tazza di caffè fumante, penso ai nostri giorni trascorsi. Avrò il bel ricordo d’aver vissuto intensamente questo tempo con lui, d’aver provato cos’è l’Amore. Non capita a tutti.
Mi preparo ad uscire, indossando un abito leggero.
Fuori l’aria  non ha ancora l’aroma intenso della lavanda.
Alla sera, sul terrazzo, guardo il cielo puntinato di stelle. Luci di aerei nelle loro traiettorie. Soffia il vento. Non forte, ma freddo. Qui lo chiamano il vento francese. E’ il maestrale.
Mistral.

3 Commenti

  1. Complimenti cara Ars,

    ti ringrazio di cuore per aver pubblicato questa storia nel Blog degli Autori. E’ una storia d’amore perfetta per questo Blog.

    Pregevole e piacevole la scrittura.

    Una storia sempre in grado di tenere desta l’attenzione del lettore di puntata in puntata.

    Grazie ancora, di cuore.

    Adesso spero che vorrai misurarti con l’iniziativa “E giunse Amore” dove proponiamo proprio la pubblicazione di un romanzo a puntate. Però questa volta, mi raccomando, in “esclusiva” per il Blog degli Autori 🙂

    Un caro saluto.

    Robert

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