Ricordi di vacanze al mare

Avevamo sedici anni e, a quel tempo, non sapevamo nulla di Kerouac e dei Vagabondi del Dharma, anche se poi, il mese d’agosto ci capitava di vivere sulla strada allo stesso modo.
Partivamo, quattro o cinque, col sacco a pelo, le scatolette di tonno di scorta, la pentola per cuocere le uova e il fornellino a gas arancione. Le nostre vacanze non avevano il sapore degli amori struggenti nati sotto gli ombrelloni o i riflettori delle discoteche, non conoscevano la disperazione dell’ultimo evanescente tramonto vissuto insieme da una terrazza, odoravano solo di avventura, cassa comune e fame in agguato dovunque.
Per noi era già una grande emozione mettere lo zaino in spalla, mollare quel buco di paese, la sua noia e la sua grettezza, e andare a fare il bagno con la luna in un posto mai visto prima.
Quell’anno decidemmo per le Cinque Terre e scegliemmo come base Monterosso, perché sin là ci portava il treno.
Restammo un’ora a guardare incantati il mare all’arrivo, senza riuscire a far altro, nemmeno a bagnarci i piedi, poi ci mettemmo in costume e facemmo un tuffo in acqua per non rosolare come polli allo spiedo.
La sera sistemammo i sacchi a pelo sotto una murata di cemento della spiaggia e, alla faccia del vento pungente, ci addormentammo dopo aver riso e scherzato tra di noi.
Il mattino seguente, potevano essere le sei, ci svegliammo di soprassalto. Qualcuno ci strattonava facendoci delle domande. Tirai fuori la testa dal sacco a pelo e ci misi un po’ a realizzare che erano carabinieri.
“Documenti! Dai, tirate fuori i documenti!” ci sentimmo intimare senza tanti complimenti.
Io li presi e glieli diedi senza far storie, Mimmo,accanto a me, invece gli chiese ragione.
“Non potete stare col sacco a pelo in spiaggia.” disse spiccio il carabiniere giovane.
“Che vuol dire non potete stare col sacco a pelo in spiaggia? La spiaggia non è di tutti?” obiettò Mimmo.
“Venite a prendervi i documenti a mezzogiorno in caserma. Li tratteniamo noi, per accertamenti.” tagliò corto l’altro.
Quella mattinata non ce la godemmo per nulla. Puntuali ci presentammo alla stazione dei carabinieri e, dopo un po’, il maresciallo ci ricevette nel suo ufficio.
“Ve ne dovete andare, ragazzi.” disse.
“Perché? Non abbiamo fatto nulla di male.” risposi risentito.
“Qui non siete graditi. Sporcate la spiaggia.”
“Noi sporchiamo la spiaggia? Semmai gli yacht ormeggiati al largo! Stamane, quando siete venuti, c’erano delle macchie di carburante e una tanica vuota portata dal mare. Mandate via quelli!” replicai accalorato.
“Quelli! Sono irraggiungibili, ragazzo. Che fai? Studi?” mi chiese, cambiando discorso.
“Sì. Sono studente.”
“Devi crescere ancora ragazzo, allora. Ci sono cose che a scuola non s’imparano e che soltanto la vita e l’esperienza t’insegnano. Prendi la carta d’identità e vattene coi tuoi amici. Andatevene da qualche altra parte a divertirvi. L’Italia è grande. Che ci state a fare in un buco di paese come questo?” concluse, poi s’alzò, mi sorrise bonariamente e mi porse la mano.
Ci pensai un po’ prima di corrispondere il saluto, ma alla fine lo feci. Qualche cosa me l’aveva insegnata, il maresciallo, poteva anche non piacermi, essere una verità scomoda, ma me l’aveva insegnata e io ho sempre avuto grande rispetto per i maestri, quelli veri.
“Va bene, ce ne andiamo, maresciallo. La Patria si serve anche facendo la guardia a una tanica vuota di benzina.” commentai con un sorriso ironico sulle labbra.
“Già, la tanica! Manderò qualcuno a prenderla. Non ho abbastanza uomini da destinarne uno a un servizio del genere! Buona fortuna, ragazzi.” mi rispose, divertito.

***

Immagine: dipinto di Henri Deuil, particolare

11 Commenti

  1. Cara Maria, quello che tu vedi vedo anch’io. Siamo compagni di viaggio, con un modesto sacco a pelo per proteggerci dal freddo e uno zaino ereditato, pieno di inutili convenzioni mondane e no, che ci portiamo dietro e che cerchiamo di vuotare per renderlo più leggero, prima di passarlo ai nostri figli.
    Anch’io ti ringrazio di cuore perchè le persone come te, e qui sul blog ce ne sono, mi fanno sentire Uno con gli altri. Mi fanno dimenticare gli anni di gelo passati nell’incomprensione e nell’isolamento in cerca di persone con cui condividere pensieri e aspirazioni. A presto Antonio ds

  2. Grazie Maria. In una replica al tuo racconto, Mancata Occasione, scrivi: “…ben poca cosa saremmo se non provassimo a dar forma ai sogni”. Dei sogni m’interessa l’innocenza, quella particolare luce interiore in grado di rischiarare le insidie delle notti magiche in laguna e mostrare le radici del nostro essere.
    Loro sono sempre là e sono abbastanza forti da resistere a questi nostri giorni aridi che sembrano non voler finire più.
    Hanno già attecchito nel cuore dei nostri figli e chiedono alla nostra vita non di aggiungere, ma di togliere, cumuli di abitudini, giudizi sommari, piccoli compromessi, ambizioni mondane. Sta a noi soltanto dedicare loro attenzione e prendercene cura per tempo, Antonio ds

    • Caro Antonio,
      nel replicare commenti la mia ‘favola veneziana’, le dai nuova vita… Non so come ringraziarti e come rinnovarti l’ammirazione per la tua capacità asciutta e lirica al tempo stesso di raccontare ed emozionare…

  3. Quante vacanze, evochi con il tuo bel racconto, Antonio! Il sapore di avventura, dell’accontentarsi del poco, la capacità di emozionarsi di fronte a un tramonto.
    Credo che abbiamo lasciato un’eredità cattivella ai nostri ragazzi, perchè alla fine gli ideali li abbiamo stracciati come fogli di giornali, ma quei giorni, che descrivi con stile rarefatto, immediato, strizzato, restano, a tesimoniare un’epifania esistenziale che nessuno potrà mai rubarci.
    E che dire della ‘chiusa’? Della risposta ironica agli ‘intoccabili’ che si avvicinavano ai nostri giorni e che allora restavano al largo? Ricco di messaggi e di nostalgia dell’incontaminato il tuo testo. Appartiene alla nostra generazione, ma è un bel tentativo di lasciare il testimone.
    Grazie!

  4. Leggendo mi sono rivisto da ragazzino quando anch’io, zaino su un carrellino (fui il precursore delle valige con le ruote, allora non esistevano ancora), appena 18enne, partii da solo in autostop per girovagare l’Europa, avevo già letto Kerouak, e arrivai fino in Scozia, dormii al ritorno anche davanti alla stazione di Milano Lambrate, toccando con mano non tanto la libertà ma la mia essenzialità… ma questa è un’altra storia, è il mio racconto, non il tuo.
    Grazie Antonio! Lorenzo

    • Caro Lorenzo, ogni viaggio ha una sua strada e una sua storia dove la vita corre libera senza il fardello del dentro e del fuori, della separazione tra mondo esterno e mondo interiore.
      Spero prima o dopo di poter leggere qui sul blog qualcuno di quei tuoi racconti che sanno portare lontano, spingersi sino alla Scozia e andare oltre. Grazie Antonio

  5. Caro Antonio
    è sempre un piacere leggerti. Il tuo racconto “Ricordi di vacanze al mare” è fresco, immediato ed essenziale.
    Ciao Franco

    • Grazie mille Professore. Prima di scrivere mi capita spesso di pensare agli amici come te che hanno passato la vita sui libri e questo mi spinge a fare sempre meglio. Un caro saluto Antonio.

      • Un grazie sincero alla Redazione tutta per saper essere vicina a ogni personalità artistica, a ogni sensibilità con la mente e col cuore. Antonio.

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