A tuo padre di Antonino Chiaramonte

Correre per poi aspettare… –

Il progresso, la modernizzazione, lo sviluppo, i tempi, i ritmi, lo stress, il telefonino, il videofonino, internet veloce, macchine veloci, atleti troppo veloci, satelliti, missili, collegamenti in diretta, subito, adesso, presto, veloce, di fretta, più in fretta, di più… ancora di più… ancora più veloce.
Mah, vedo che sei malato anche tu, eh… sì… purtroppo anch’io…, hai contratto un virus? No, no… peggio, peggio… purtroppo anch’io ho compiuto cinquant’anni.
Anziano, questo termine è oramai terrificante, tremendo, fa paura, sconvolge, deprime, annienta, e a volte addirittura uccide.
E se non lo fa fisicamente, di sicuro inizia a farlo nei pensieri, nell’intimo, allo specchio, le rughe, la pelle, le prestazioni, la memoria, no…, no…, no… per favore, per pietà, toglietemi tutto ma non fatemi diventare vecchio.
L’incubo, il vero incubo, quello più egoistico di tutti, quello da nascondere e da respingere di più e con tutte le forze, la vecchiaia.
Anzianità e vecchiaia che fino a qualche decennio fa erano quasi esclusivamente indicatori di parole stupende, di termini ricchi di energia sana e forte, quali saggezza, esperienza, calma, riflessione, rispetto, dignità, la dignità della persona che nell’anziano raggiungeva alti livelli tra lo stesso anziano ed il mondo e che si completava nel dignitoso rispetto del mondo, verso chi non più anziano, era, per quel fenomeno stupendo che è la vita, divenuto vecchio.
Vecchiaia come dimostrazione vivente di grandi capacità di resistenza alle intemperie della vita, di grandi capacità di apprendimento delle cose della vita e del senso della vita stessa. Una vecchiaia che con coraggio raccontava e promuoveva la vita senza il timore della morte, in quanto consapevole di contemplare i due aspetti di una sola cosa, di una sola esistenza che inizia e che prima o poi si trasforma traslando nella memoria.
Oggi, la situazione è decisamente diversa e tendente ad esserlo ancora di più nei tempi a venire, e questo, ha portato alcune generazioni a sentirsi spiazzate, smarrite, preoccupate di vivere una sorta di abbandono non meritato in quanto, se notevoli sono i livelli di sviluppo raggiunti, il merito o quantomeno gran parte del merito, va proprio attribuito a queste generazioni di pochissimo precedenti le nostre attuali. All’andamento dei fenomeni di evoluzione e sviluppo tecnologico e sociale, territorialmente ha anche fatto seguito l’evoluzione e lo sviluppo culturale ma con tempi di metabolizzazione diversi, e questo ha di conseguenza fatto sì che a tutt’oggi, quando in una famiglia del meridione si accenna all’eventualità di pensare, per un proprio congiunto avanti negli anni, un trasferimento di residenza verso una struttura preposta all’assistenza degli Anziani, ciò che immediatamente emerge nei discorsi è, quasi sempre, la penosa e tristissima chiusura in un Ospizio, con la peggiore visione che questo luogo ha acquisito nell’immaginario collettivo.
Questa visione, suscita scompiglio, amarezza, delusione, disperazione, impotenza, sia nel diretto interessato e sia nell’ambito familiare in quanto, per inseguire le modalità della vita odierna, fatta di orari, scuole, impegni, appuntamenti, lavoro, tempo libero, ecc…, e per conciliare le presenze in casa, con le esigenze di chi in casa vorrebbe stare ma insieme a qualcuno che lo agevoli e lo assista nelle svariate esigenze, bisogna modificare tempi e ritmi che però sono dettati dall’esterno e sui quali difficilmente si può intervenire.
E così ci si trova necessariamente a dovere scegliere a cosa rinunciare, preferendo, finché è possibile, che a rinunciare a qualcosa sia l’Anziano che comunque ha impegni ed esigenze certamente meno improrogabili dei nipoti che devono crearsi l’avvenire o dei figli che devono accompagnarli e mantenerli in tutta quella lunghissima serie di cose importantissime per la loro vita e per il loro futuro che purtroppo non considera e non contempla tra le cose belle, importanti e significative, anche una chiacchierata, uno scambio di vedute, un abbraccio, una partecipata confidenza con il proprio nonno o con il proprio padre. Nonni e padri, nonne e madri, uomini e donne che dopo avere corso ed inseguito un mondo in una impressionante fase di accelerazione, si ritrovano in angosciante anticipo in un contesto, quello attuale, che non ha ancora avuto il tempo di posizionare e di collocare all’interno della famiglia, della famiglia allargata e della società nel suo insieme, proprio coloro i quali si sono spesi ed adoperati di più per un benessere dal quale paradossalmente sono, non solo gli unici esclusi ma addirittura le uniche vittime. Sembra proprio il caso di dire: chi di progresso arricchisce, di progresso perisce e voglio citare il caso della sig.ra V. che dopo avere per anni ed anni e sempre più velocemente montato transistor nei televisori in una fordisticamente orrenda fabbrica americana, sta aspettando la morte o la “liberazione” da tutto questo correre, proprio davanti ad un televisore ma senza la possibilità di telecomandare perché le sue mani non le consentono di utilizzarlo agevolmente, in compenso però le consentirebbero di donare carezze e calore umano, ma a quanto pare questo oggi, non interessa più a nessuno. Correre, correre, correre…

A tuo padre di Antonino Chiaramonte – Youcanprint, 2012 – pag. 128

Il commento di NICLA MORLETTI

Antonino Chiaramonte, laureato in Scienze dei Servizi Sociali, ci offre la lettura di un saggio, non solo scritto egregiamente e con cognizione di causa, ma anche attualissimo e che affronta i temi dell’anzianità. Non a caso il titolo è: “A tuo padre”. Messaggio forte e chiaro.
Un argomento che interessa tutti e coinvolge tutti. Scrive l’autore: “Anziano, questo termine è oramai terrificante, tremendo, fa paura, sconvolge, deprime, annienta, e a volte addirittura uccide”. Si tratta di una fase della vita, come spiega Mario Pirillo, Deputato al Parlamento Europeo, nella prefazione al libro, con cui tutti, prima o poi dobbiamo confrontarci. E’ possibile migliorare e valorizzare la vita dell’anziano e dei suoi familiari attraverso l’impiego del tempo in svariati interessi, come la cultura, le attività sociali e la religione? Pare di sì. Il segreto per non invecchiare troppo in fretta è cercare di restare occupati, di avere degli stimoli, di poter continuare a svolgere un ruolo nella società. L’autore, in questo mirabile saggio, tratta di vari argomenti come la solitudine, l’egoismo, l’altruismo, le responsabilità e le dinamiche tra gli operatori e gli ospiti. Insomma “capire l’anziano e consolidare se stessi tra Psicologia Clinica ed Etica Professionale” come è scritto nel sottotitolo. Un saggio veramente pregevole che ho letto e apprezzato moltissimo per i contenuti, per come sono affrontati gli argomenti e per l’attualità di pensiero e di espressione. Una lettura che consiglio a tutti. Per vivere meglio e rendere migliore la vita agli altri.

23 Commenti

  1. E’ vero la vita è corsa, sogni, speranze e progetti….ma poi tutto è realizzato e non sai più cosa inventarti…vecchiaia=solitudine; anche con tante persone attorno…. la solitudine alberga dentro.
    Interessante l’argomento.
    Complimenti
    Rossana

  2. Purtroppo ho vissuto in prima persona sia la malattia breve di un padre cinquantenne che la lenta dipartita di una madre giovane, e in quei maledetti giorni ti ritrovi a pensare alla nullità del correre frenetico della vita moderna, piena di inutili “cretinate”. E’ vero il discorso del sentirsi cinquantenne, in forma fino al giorno prima della malattia per poi sentirsi un inutile relitto in mezzo al mare.
    Non dimenticherò mai gli sguardi intensi dei miei genitori senza parole ma ricolmi di tutto ciò che si vuole trasmettere ad un figlio per sempre…
    Grazie e cordialità.
    Sabato

    • … per poi sentirsi un inutile relitto in mezzo al mare.

      Sono scosso dalla potenza e dalla profondità del Tuo commento. Grazie.

      Un saluto , un caro abbraccio rispettoso di quanto hai vissuto.

      Penso che il tuo scritto andrebbe letto in pubblico, alle persone, o anche detto da te stesso di persona, magari ad una presentazione del libro. Se ti fa piacere, per me sarebbe un onore ascoltarti per comprendere emozioni e sentimenti veri.

      Ancora un Saluto

      Antonino

  3. Tratta l’argomento in maniera molto dettagliata e bene, mi sono ritrovata in tantissime cose scritte, complimenti un libro davvero interessante

    • Sempre gentilissima Veronica, chissà magari possiamo organizzare un momento di riflessione sull’ Anno europeo 2012, guardando al 2060, discutendo di Anziani partendo dal mio libro, nella Sua Città. Per le amministrazioni si tratta di fare una cosa bella e, sopratutto di questi tempi, a costo zero. Basta una sala ed un minimo di organizzazione, non so se Lei ha visto sul mio sito qualche presentazione.

      Comunque, grazie per Le belle riflessioni e per le attenzioni verso il mio scritto.

      Cari saluti, Antonino

  4. Ho trovato il libro davvero bello ed interessante ho trovato in esso molti spunti e molte verità 🙂 complimenti è un libro che tratta l’argomento molto bene

  5. Come dico sempre io, oggi siamo tutti impegnati nella frenetica corsa che è la vita,con le mille sfide che essa ogni giorno ci proietta davanti e a volte non ci si accorge del tempo che passa, e lo scandire delle ore sembrano solo dei tic tac delle lancette di un orologio appeso al muro e molto spesso anche un semplice saluto o un abbraccio può diventare un impegno così gravoso.. quasi come se un sorriso ci possa far perder del tempo prezioso, senza renderci conto che come dico sempre io con una frase che ho coniato.. “sorridi alla vita e essa ti sorriderà”..
    Eppure i nonni sono un bene prezioso, soprattutto in questa società così frenetica.. la cosa che più mi dispiace è vedere che finché i nonni accompagnano i nipoti a scuola o a fare una passeggiata allora sono utili, quando invece i figli crescono e non si ha più bisogno di loro, si accantonano come se fossero degli oggetti vecchi da tirar fuori da un vecchio baule solo per far riaffiorare i ricordi.. io i nonni non ce li ho più da molti anni, ma ho dei bei ricordi della mia infanzia con la mia nonna materna, era una donna con un forte carattere e non si lasciava sopraffare da nessuno e mi ha insegnato molte cose.. purtroppo è morta quando io avevo 8 anni.. però nonostante io fossi così piccola ho dei bei ricordi… e sono sicura che se fosse ancora in vita sarebbe orgogliosa dei suoi nipoti e credo che ci avrebbe accompagnato nelle nostre vite fiera come solo lei sapeva essere..
    e questo saggio mi ha fatto riaffiorare dei bei ricordi, complimenti, quindi all’autore per aver affrontato un tema così attuale, ma con molta dolcezza, decisione, e in modo diretto, raccontando una verità senza offendere nessuno…sarei onorata di poter leggere tutto il libro.

    • Ritrovo esattamente la mia visione in queste bellissime parole che descrivono sentimenti autentici e ben consolidati. Grazie, commenti di questo genere danno tanta energia vera e sana. I nonni … se le fa piacere guardi su http://www.atuopadre.com presentazione a Mendicino. Per il libro appena la redazione mi comunicherà l’indirizzo glielo spedirò.
      Grazie e cari saluti. Antonino Chiaramonte

  6. L’ eta’ si e’ allungata ;
    la pieta’, dimezzata.
    La societa’ di contraddizione
    non risolve la questione.
    E propone l’ eutanasia
    come terrificante via.
    Antonino nel suo bel saggio
    invita al coraggio
    di accogliere il padre stanco
    con il nipote al fianco.
    Ma non c’e’ tempo, non ci sono spazi,
    di frenesia siamo sazi.
    Ecco gli ospizi per l’ occasione,
    lager d’ efficienza e decisione.
    Poveri noi che abbiamo lasciato
    che prendesse corpo simile stato.
    E ringrazio Chiaramonte
    che ci riporta alla fonte
    del dramma dell’ egoismo,
    proiezione (palpabile) dell’ egocentrismo.
    Riscopriamo la carita’,
    ch’e’ condivisione, amore, pieta’.
    Vi assicuro, nulla perderemo,
    ma il benessere conquisteremo.

    Gaetano

    • Grandioso !!!

      Complimenti Gaetano.

      Hai proprio fatto emergere la profondità
      che ci ostiniamo a voler nascondere coprendola di superficialità

      Oggi, purtroppo, di superficialità siamo sommersi, avvolti, come nella nebbia, la respiriamo e ci intossichiamo di essa sempre più.

      io credo negli Anziani.

  7. Mi complimento con Antonino per il tema trattato e delicato
    Credo che il rispetto per gli anziani e i malati sia alla base di ogni società civile
    Io ho avuto nonni da accudire e adesso ho la mia unica nonna..spero di essere degna di tale compito
    Complimenti
    attendo il libro
    Claudia Piccini

    • Grazie Claudia, sei molto gentile.

      Se c’è la Nonna c’è Gioia. Per tutti. Complimenti anche a te per quanto fai, parlare di società civile ci ha fatto distrarre dal Concetto di Civiltà. E ci troviamo male tutti, la crisi siamo noi. I nostri Anziani sanno cos’è giusto e perchè. Ascoltiamoli, con le loro parole dicono sempre verità.

      Grazie davvero !

      Per il libro, comunica l’indirizzo postale alla Redazione.

      Un caro saluto, Antonino

      Buone feste a te ed anche alla Nonna naturalmente.

  8. ho accudito con amore mia madre e mio padre che si sono ammalati contemporaneamente portandoli fino al giorno che si sono distaccati da me con fatica e dedizione,ma con la consapevolezza che mai sarebbe stato abbastanza rispetto a quello che loro avrebbero fatto per me ,ora mio marito si occupa di suo padre oramai stanco di tutte le sofferenze vissute negli ultimi due anni per un intervento subito e lui lo guarda con gli occhi dell’amore come immagino lo abbia guardato il giorno in cui e’ venuto al mondo, mi piacerebbe molto leggere tutto il suo libro.

    • In poche righe una splendida descrizione delle più riservate vicende Umane. Le più personali, quelle vere, le emozioni e i sentimenti veri.

      Grazie.

      Un caro saluto, Antonino

      Con piacere le Auguro Buone Feste, anche a suo marito ed al suo Papà.

  9. una bella scrittura aiuta sempre a ritrovare anche fuori dal tempo un ricordo importante ed avvolgente come quello di un padre o una madre. Purtroppo a volte ci spendiamo troppo in giudizi che sembrano chiarire tutte le situazioni difficili e sappiamo anche sempre dimostrare le teorie senza un affetto vero.

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