Raccontami una fiaba

C’era una volta…

la fiaba iniziava così, figlia di quella via principe che percorreva un narrare davanti ad una fiamma scoppiettante di un ceppo acceso.
Favole al sapore vero, autentico, delle cose buone capaci di parlare al cuore e che facevano sospirare guardando al cielo pensando che forse qualcosa di magico poteva accadere davvero…

 Chi semina vento raccoglie tempesta, chi semina amore raccoglie qualcosa che non so definire ma che scende  su di noi come una schiera d’angeli a rievocare la poesia di un tempo lontano che non muore mai.

Ed oggi non è solo nostalgia del passato, semmai nostalgia per un futuro che già nel presente sfuma il valore delle grandi  cose racchiuse in contenitori semplici, nostalgia di quel tempo che forse non ho saputo capire, perdendo quello che irrimediabilmente è stato il mio tempo migliore, il nostro tempo migliore. Fatto di canti che s’innalzavano al cielo  intonando  sulle note di una sgangherata pianola “ Vieni Gesù, che nasci per noi” e il cuore sembrava allargarsi davvero per far spazio a quel Bambino che veniva in mezzo a noi a illuminarci sotto una stella che ci rendeva buoni legandoci tutti in un abbraccio, senza guardare chi stava sempre  un gradino al di sopra degli altri,  ma uniti, in un girotondo di piccole mani che scaldavamo soffiandoci sopra le nuvole di fiato che contrastavano nell’aria gelata. Poi,  dopo la novena tutti  a casa, una minestra calda, una favola davanti al camino, la voce della nonna, un letto ad attenderci e la notte i pensieri volavano verso il soffitto, immaginando quel bambino “meno fortunato di noi” che veniva al freddo e al gelo e ci stringevamo con le nostre stesse braccia provando un amore infinito…

Ed ora cosa resta di quel tempo, di quella vita, di quell’amore?

Restano i ricordi impigliati nella rete del cuore…

L’abbraccio di mio padre, la sua risata ed una letterina infilata sotto il piatto, un maglione enorme fatto per me da mia madre, la neve che brillava sotto un cielo stellato, i giochi, i canti, le corse  con ai piedi le scarpe nuove, e la spensieratezza di quegli anni senza pretese…

Oggi cos’è irrequieta nostalgia? O cosa?

No, io mi commuovo, semplicemente, malinconicamente, teneramente, per quanto  d’ ingovernabilmente bello era il Natale di un tempo.

Una favola che vorrei ritrovare ancora come segno di un calore che non muore mai e che non annega nel consumismo, ma che affonda d’amore dentro di me,  dentro ognuno di noi..

Raccontami una fiaba..ancora una volta

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