Intrigo sulla Moskova di Andrea Masotti

Russia, luglio 2008 –
Svetlana e Victor –

Il sole basso del pomeriggio accende di verde brillante il susseguirsi monotono di abeti e betulle dalle foglie d’argento. Sopra il saliscendi delle chiazze di bosco, tra i rari declivi delle alture e delle sterrate tra le izbe, un cielo grande come l’Asia copre il mio animo di nebulose grigie riflesse dalle pozze pantanose. Non dormo. Sono tormentata dalle ultime parole. Dal mio stesso nome Svetlana pronunciato da lui. E immobile, rimango immobile mentre rumoreggia il vagone, bevo la linfa del bosco e di un vapore azzurro e lontano per non cedere sul pavimento del corridoio.

Svetlana mi ha mollato, alla chetichella. Cosa pensate, che non l’avevo previsto? Le avevo già sfilato 1600 rubli e un bel gruzzoletto di euro e dollari dalla tasca ieri sera, voglio vedere dove arriva. Anche se dovessi prenderla per il collo e staccargliela con le mie mani, quella testa di gallina. Buono, buono! Devo stare buono. Lo sapete che lo sono, non c’è bisogno di dirmelo. Darò un altro pugno al muro… ecco! Mi esce ancora sangue, non voglio che soffra solo lei, sanguino anch’io. È giusto, ora lo sapete anche voi, vedete che ho le nocche rosse!
Stasera mi faccio questa roba tutta io. Ho i suoi rubli e i dollari. Poi la trovo, so dove e faremo i conti per l’ultima volta. È lei che mi ha portato a vivere nella strada, cosa credete? Tre anni fa avevo anche un lavoro, poi è venuta Svetlana con le sue moine e la noia dei villaggi radicata dentro di lei, e una madre senza pensione. Tutte le sere fuori, fuori per la noia, una fuga continua. Adesso so di che pasta è fatta. Lo capisco quando vomita di cosa è fatta perché vedo cosa le esce dalla bocca. Anche ieri sera l’ho tenuta mentre lordava la strada. Dicono che sono sporco, che anche l’asfalto a causa mia e di quelli come me è sporco… ma non sanno chi davvero vomita negli angoli. Io lo so bene.

***

Dal Capitolo V

Gremov

Signor Franchi Claudio leggo. I documenti sono validi, ha il visto della Federazione Russa. Un uomo d’affari. Ma soprattutto un uomo. Pensa di poter partire subito, di cenare al ristorante. Bravo! In Italia avete belle canzoni, fanno dimenticare tutto, ah… la melodia, Pavarotti, Celentano. Ma qui abbiamo un fatto di sangue, l’asfalto ne è macchiato: lei ha visto, prima che mettessimo il lenzuolo, un corpo a terra immobile. Vero che il nostro non è più un paese anticapitalista, ci siamo riavvicinati, siamo ben lieti di commerciare oggi. Venite a Mosca, girano i soldi. Ma non può pensare che i suoi affari abbiano la precedenza. Guardi le foto: un corpo senza vita, gli occhi spalancati, vitrei. Le mani rattrappite. Un corpo giovane. Sono convinto che lei è a conoscenza di elementi utili. Forse ha visto cosa è successo in precedenza, ha avuto per un attimo un barlume di coraggio e l’idea di aiutare quella povera ragazza di cui non eravamo a conoscenza. Ma invece se n’è andato, si è nascosto in prossimità dove l’abbiamo trovato noi, ha avuto paura? Chi c’era nei dintorni? Noi in Russia abbiamo meno paura, sono passate guerre, rivoluzioni, conquistatori, ma se ne sono sempre andati. Vedo che suda, a Mosca in luglio fa caldo, la notte è breve. Può rimanere in camicia. Le prenderemo anche le impronte digitali e il DNA. Non penso che lei sia colpevole, ma devo farlo. Se vuole può telefonare a casa. Ma dica pure che per il momento starà qui a nostra disposizione. Dobbiamo avere indizi che possono salvare altre vite umane. Guardi bene le altre fotografie: cerchi di ricordare se rammenta il volto di una di queste persone tra i passanti che entravano nel supermercato o si aggiravano nei paraggi. Ha ammesso di essersi fermato un po’ di tempo, quanti minuti? La sicurezza della nostra città, del nostro paese, è anche nelle sue mani, nella sua memoria e nel suo coraggio. Non sono volti tipici di moscoviti, forse se ne rende conto, anche se la nostra è una città cosmopolita.

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Dal Capitolo VII

Timur

Oggi è arrivato uno straniero che parla l’arabo e l’urdu, forse ci possiamo intendere. Cosa ne sarà di noi? Cosa è rimasto di umano in questo giorno sposato con la notte? in questa città dei vivi che invidia i morti? Dov’è il fratello di Usman ucciso dai militari russi con un colpo alla testa perché portava la barba lunga come gli integralisti? e del mio scomparso? Dov’è il padre di Nabitullah ucciso dagli integralisti perché era senza barba e ritenuto spia dei russi? E Leila picchiata perché era senza velo? E Fatima stuprata perché lo portava? Vedo solo gli obici inesplosi, le barrette di cioccolata gettate tra le pietre, palloni di gomma sgonfi, pozze di acqua e urina davanti a una porta che non chiude. Khaskhanova mi chiama, a tavola ci dividiamo due pagnotte e tre scatole di tonno scaduto che ha trovato a Shaami-Yurt. C’era mia madre e Usman, e anche un amico barbuto di nome Ramzan. Poi c’è lo straniero, un tipo di mezza età, distinto, con la pelle ambrata e una camicia a motivi geometrici blu e occhiali scuri. Parla con calma e la voce è musicale. Chiede di me, dov’è mio padre. Gli spiego che mio padre è morto, mio fratello è scomparso. Che vorrei iscrivermi all’università, se finisce la guerra potrei studiare a Mosca, ero molto bravo in chimica e matematica. Non ho mai visto Usman così silenzioso. Lo straniero mi indica con un cenno del capo il cielo di Grozny: – Il mare è grande ma la montagna è più forte del mare. Una nave è di ferro e affonda. Anche un aereo è di ferro, manda fuoco ma cade. La montagna è molto più forte. A cosa serve il paracadute, il radar? Quando l’aereo è colpito cade. Dio vuole che nessuno muoia, donne, bambini, Lui li ha fatti. Non vuole questo. Gesù è in cielo, in mezzo ai muslim, e lui è il primo muslim. Tutte le religioni tornano all’Uno. La vita è solo un giudizio, un passaggio brevissimo – e così si sfila gli occhiali scuri, fissandomi e talora aprendo la bocca in un sorriso smagliante – neri, bianchi, tutti discendono da un uomo solo. Il mare che senso ha? l’aria a cosa serve? che forza ha la polvere? che senso ha che ogni animale mangia il proprio cibo? Tutto è perché ha un senso e Uno ha dato un senso. Io vedo la natura, i monti, ciò che è bello e prego per ringraziare. Solo questo ha senso. Cosa è il mercato? Cosa l’economia? Abramo aveva un nipote a Sodoma. Piangi forte perché Dio ti ascolta. Tutti i peccati di questi anni li può perdonare. – e rivolto a me – Tu pensa, hai fretta. Waha, l’angelo, è stato mandato e ha detto all’uomo: ecco i tuoi giorni sono contati come i peli del capretto, per me nulla può cambiare. – Chiede ancora di me, come intendo aiutare il mio popolo, se penso che i russi ci aiuteranno, se penso che il loro dio sia il vero dio, e se si comportano secondo le sue leggi. Non so rispondere. Troppi avvenimenti, troppe disillusioni per chi amava la musica reggae e i film di Harrison Ford, Lara di Pasternak ed il requiem di Mozart. Lo sguardo dello straniero così intriso di certezze e di passione mi inquieta, riscopro il mio popolo, la nostra storia, la mia infanzia. Fino alla settimana scorsa un vecchio suonava la balalayka tra questi ruderi, una volta l’abbiamo invitato a cena, non aveva più né casa né famiglia. Gli era rimasta la balalayka e suonava, prima era stato un orchestrale, andava spesso in Georgia e in Russia, non odiava i russi, aveva amici a Mosca. Poi un giorno si è presentato senza strumento, lo volevano sequestrare perché non aveva soldi da dare a un gruppo di banditi; per non consegnarlo lo ha spezzato. Noi eravamo decisi ad aiutarlo a trovare un’altra balalayka, ma ieri i soldati l’hanno fucilato insieme ad altri: dicevano che erano terroristi.
Cantano le sirene delle ambulanze il loro canto di morte. Non posso stare ancora rannicchiato con mia sorella sotto questo muro di polvere e libri, invoco Dio, il Dio dello straniero e di Usman, che non odia le donne e i bambini, ma riporta la giustizia perché Egli è la Giustizia. Mi rialzo.

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Dal Capitolo VIII

Lei, come altri, di notte si è quasi sicuramente spostata sul lungofiume

Svetlana

Albeggia, è molto fresco, non ho nulla per coprirmi, e mi duole la guancia… Devo avere anche vomitato perché ho il maglione appiccicoso. E dire che ho bevuto solo due birre. Cercherò di lavarmi. Veramente con la bocca gonfia non riesco a riposare, però con gli occhi semiaperti posso accorgermi di chi cammina in prossimità, se qualcuno vuole approfittarsi di me. Posso gridare subito. Gridare, da quanto tempo non lo faccio? Ho ben poca voce, mi ascolto, il suono non arriva alle mie orecchie. Punto primo, in logica sono rimasta in gamba. Secondo: non c’è nessuno. Terzo: se c’è non interviene. Quarto: se c’è e interviene ne approfittano in due…
Vedo il cielo blu. Il blu che sognavo nel mio villaggio, lo intravedevo dal vetro della mia camera, la finestra era sbilenca, se la giravo rischiava di cadere, il vetro era stuccato e l’angolo in basso a destra, mi pare, era, ma forse è così ancora, tenuto insieme con lo scotch dei pacchi, quello marrone. Un blu solcato da nuvole bianche. O dipinto sull’abitazione dei Vlazok che d’estate vanno sul mar Nero. Lo ammiravo anche nella camicetta di Natalia Semanenko che poteva fare qualche acquisto nella boutique francese, o almeno così diceva, perché secondo alcuni la camicia l’aveva rubata. Ora è sopra di me. Sono sovrastata dalla mia libertà tanto grande da non poterla reggere, ma sempre meravigliosa. Come se un dio che non conosco avesse aperto una tenda da una parte all’altra dell’orizzonte per regalarmi tutto quello che ho sempre desiderato e non raggiungerò mai.

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Dal libro Intrigo sulla Moskova di Andrea Masotti

28 Commenti

  1. Bellissimo romanzo, che mi ha avvinto nella lettura dalla prima all’ultima pagina. Romanzo storico di grande respiro e di intensa caratterizzazione dei personaggi. Complimenti vivissimi al suo autore, l’amico Andrea al quale auguro un grande successo. Capita che ogni tanto riprenda il libro in mano e senta il bisogno di rileggerlo.

    • Grazie Lenio per i tuoi complimenti, che insieme a quelli di Frank Spada mi fanno veramente piacere, sono uno stimolo per scrivere altri testi, so che presto uscirà un tuo nuovo romanzo e spero di poter essere presente alla “prima”.

      • Sì caro Andrea, mi arriverà alla fine di Novembre e lo presenterò il 10 dicembre ore 16,30 a Firenze al Centro Anziani Il Fuligno in via Fenza 52. Si intitola Graffio d’Alba e spero tanto di averti con me quella sera!

  2. riporto l’articolo con recensione pubblicato il 10/12 sul quotidiano “La Sicilia”

    “Intrigo sulla Moskova”, uno scontro di civiltà ecco il giallo a sfondo storico di Andrea Masotti

    “Intrigo sulla Moskova”, il giallo a sfondo storico di Andrea Masotti, oltre che “resoconto” dello scontro fra opposte civiltà, costituisce un omaggio a una terra ricca di contraddizioni. Che prende le mosse da un crimine, a cui ha assistito un imprenditore italiano, è ambientata, infatti, in Russia, dilaniata dal conflitto con la Cecenia. In tale contesto si muovono i due protagonisti: Svetlana, una ragazza che, proveniente da un paese del nord della federazione, è minata dalla droga e vende il suo corpo per sopravvivere; Timur, un ragazzo ceceno che, in fuga, si affilia , per disperazione, ai ribelli separatisti. Benché i due ragazzi rivestano nel romanzo un ruolo principale, la fabula non potrebbe avere forma compiuta senza l’ausilio degli altri numerosi “attori” : Victor, che, per un certo periodo, conduce una vita randagia insieme a Svetlana,; lo sceicco Karim, che “ha il potere di decapitare con una parola”; Dmitri e Andrej, i due ragazzi ceceni che, arruolati nell’esercito vanno combattere contro i russi,; il commissario Gremov, che invita l’imprenditore a raccontare la sua versione. Andrea Masotti, indossando i panni del narratore etero diegetico, affida, proprio, a loro la narrazione della vicenda, che si “consuma” nelle vie della capitale moscovita. Il libro, presentato dalla giornalista-scrittrice Lucia Corsale, costituisce un virtuosismo di sequenze da quelle narrative, a quelle dialogiche, realizzata tramite la vasta galleria di personaggi e dettate dai repentini cambiamenti temporali e di luogo. Il linguaggio lirico di Masotti, pur non disdegnando incursioni in un “codice” cruento, testimonia, come sottolineato dalla Corsale, l’inconfondibile amore dell’autore per la poesia: “Bevo all’inganno di labbra che tradirono, al morto gelo dei tuoi occhi, a un mondo crudele e rozzo, a un Dio che non ci ha salvato”.*

    * nota dell’autore: la poesia è di Achmatova.

  3. Cara Maria,

    non so se merito le tue parole, in fondo è un’opera prima. Ma se è vero che i personaggi principali sono immaginari, molto di quanto è narrato, il sottofondo, l’ho ripreso dalla cronaca. Purtroppo in alcuni paesi la realtà è molto dura e non ho voluto addolcire. Sta anche a noi, conoscendo quanto succede, cercare un futuro di pace.

  4. Caro Andrea,
    ti ho lasciato nello’scafo’ nell’alone di uno splendido scambio di battute surreali e ti ritrovo in uno dei libri che prediligo come genere e che vorrei saper scrivere come te. Il giallo-noir è interessante, l’intrigo inserito nella storia vera di un popolo è ben altra Opera! Tu coniughi una vicenda umana forte e senz’altro ricca di effetti a sorpresa con la realtà, a troppi sconosciuta, di vicende che colpiscono altre etnie. Forse romanzi, in parte, i fatti, , ma è puro diritto del narratore non limitarsi alla cronaca pura! Inoltre il tuo modo di scrivere rende questo testo atto a calamitare l’attenzione e l’ammirazione del lettore. Sei privo di sacche di estestismi superflui, eppure, a tratti, lirico nel dramma…Sei forte, scattante, fluido nello stile, ma sai ‘scavare nelle ferite’ con umanità palpabile. L’escamotage del rapportarsi in modo diretto al lettore, invitandolo nelle ‘stanze’ del romanzo, rendolo parte pulsante di esso, è sorprendentemente convincente!
    Ho avvicinato un Poeta sublime per incontrarlo dopo qualche giorno su un territorio molto più impervio e sentire l’anima tremare scorrendo le sue righe. Grazie! Mi hai arricchita! Molto!

  5. Salve, volevo farLe i miei complimenti per la bravura con cui riesce a descrivere i personaggi e le azioni, senza mezzi termini e diretti… Io è da un pò che non mi dedico a letture di thriller ma mi ha fatto ritornare la voglia.
    Complimenti.

    • Gentile Sabato Petrone,

      la ringrazio per le belle parole, si tratta di una vicenda in cui storia contemporanea, azione, e vicende personali si intersecano. Mi fa piacere che la trama abbia stimolato la sua curiosità e mi auguro che la sua lettura prosegua.

  6. E anche tu, Andrea, sei stato il primo a leggere il romanzo che, ahimé io sto ancora riguardando. Spero di darlo presto alla luce, e che sia valido come il tuo. Certo non é facile scrivere un romanzo, con un racconto basta poco, ma il romanzo deve avere una sua visione d’insieme, un suo messaggio finale da cogliere. Ricordo però le tue incitazioni a continuare, per cui ti debbo molto, amico mio. Spero anch’io di rivederti presto e di parlare di nuovo insieme, io ti aspetto! Un caro abbraccio.

  7. E’ difficile fare filosofia tra la violenza, dove il nulla prevale. Andrea lo fa’ , attraverso i protagonisti del suo romanzo.. E allora il nulla diventa Tutto. E ha un senso anche il tormento di vivere. Dio rende gli uomini fratelli. Dobbiamo solo capirlo. Meglio, praticarlo.

    Gaetano

  8. Antonio, ti ringrazio per la tua lettura attenta dello stato d’animo. Come compare sotto l’originale nota critica di Nicla Morletti, i veri protagonisti del romanzo sono gli utimi, una ragazza russa minata dalla droga e sfruttata, e un ragazzo ceceno che per disperazione si affilia ai combattenti separatisti. In fondo, dietro le testimonianze dei protagonisti e di altri soggetti, ho voluto affrontare l’incontro tra un occidente in crisi e un mondo islamico che cresce, ma diviso e, talvolta a ragione, conflittuale verso la modernità che troppo spesso si presenta come un aggregato di interessi privati. I giovani, come tu leggi, ne portano le conseguenze pur se non lo meritano. Come è stato giustamente rilevato nella presentazione avvenuta a Bologna, in tutti non c’è il bene o il male, il tutto bianco o il tutto nero, prevelgono i grigi, perchè così è l’essere umano, con i suoi errori e le sue rinascite. A questa rinascita, pur in mezzo a tanta violenza, è aperto il finale. Grazie. Andrea.

  9. Caro Andrea c’è tra le righe del tuo romanzo l’amarezza e il disincanto della vita: “il susseguirsi monotono di abeti e betulle” e forse di tanti giorni uguali; i boschi ormai ridotti a chiazze, senza più il fascino delle fiabe e degli occhioni dei bimbi; l’amore che ha le sembianze di “Svetlana, con le sue moine e la noia dei villaggi radicata dentro di lei”. C’è negli occhi “il sole basso del pomeriggio” e nel cuore orizzonti troppo stretti per starci dentro che portano “tutte le sere fuori, fuori per la noia, una fuga continua” dove l’anima si muove nel buio senza più riconoscere l’Uno nelle sue mille forme precarie senza domani.
    Qualcuno forse ha intuito la verita e dice ” se n’è andato, si è nascosto, ha avuto paura” e confessa “non penso che lei sia colpevole”, volge lo sguardo dall’altra parte e pensa:”In Italia avete belle canzoni, fanno dimenticare tutto”; forse. Bello il tuo romanzo, Andrea, degno di uno scittore di talento. Antonio ds

  10. Carissimo Lenio,

    pensa che sei stato il primo a leggere il testo, non sai quanto mi fa piacere avere tue notizie e spero anch’io di rivederti presto. Quest’anno è stato molto impegnativo ma troveremo l’occasione.

    Andrea

  11. Mariarosa,

    ho cercato di dare voce a diversi personaggi, di varia origine e situazione, ti ringrazio per aver colto e comunicato questo aspetto che è uno dei cardini della narrazione.

  12. Carissimo Andrea, complimenti per questo tuo bellissimo libro. L’ho letto e riletto più volte e mi ha affascinato non solo per gli imtrighi che abilmente hai saputo costruire, ma anche per le descrizioni degli ambienti e dei personaggi, davvero ben riuscite. Sei davvero un bravissimo scrittore oltre che mio grande amico! Un abbraccio, con la viva speranza di riincontrarti presto. Suggerisco senz’altro questo tuo libro coinvolgente e appassionante, ehi amici, leggetelo, e ne rimarrete affascinati!

  13. Posso dire che sei un vero scrittore? Mi sono persa immaginando i tuoi personaggi, così variegati ma uniti da un afflato unico, intrigante, oserei dire una sorpresa continua, la venatura poetica che ci rende eguali anche se diversi, il “giallo” che poi ti affascina perchè ha molte sfumature. Realtà unita ad una grande, emozionante velatura di fantasia, una scrittura intrigante e avvolgente, BRAVO!!!

  14. Olga Karasso,

    ricevo con vero piacere il commento e gli auguri di chi, come lei, conosce in modo approfondito la letteratura internazionale. L’intervista al predicatore, che mi ha colpito particolarmente, l’ho raccolta di persona alcuni anni fa.

    Andrea Masotti

  15. Da quanto ho letto, caro Andrea, il suo libro mi pare molto interessante per l’ambientazione e gli argomenti trattati. Un mondo – materialista e onirico – difficile da spiegare. Mi piace lo stile asciutto e nel contempo poetico. Con i miei migliori auguri.

    Olga Karasso

  16. Maria Luisa,

    chi si sente come un granello di sabbia guarda su e vede le stelle. Chi si sente una stella vede solo i propri piedi. Quindi sei una persona fortunata, scusa se ti do del tu, ma qui per fortuna in tanti guardiamo in alto, non ci sentiamo, credo, scrittori, ma autori che si confrontano e desiderano comunicare. Nel primo libro, è vero, ci si mette l’anima, anche se parla di altri. Claudia l’ha letto in anteprima.

    un caro saluto.

  17. Gentile Andrea,

    Ho letto le tracce del suo libro, gli intrighi mi hanno sempre affascinato, non perchè sia intrigante di natura, ma perchè mi piace arrivare a capire dove arriva il pensiero del genere umano, naturalmente della trama del romanzo , che poi è un pensiero uscito dalla testa dell’autore.
    Penso che lei ci abbia messo l’anima in questo libro per la ricerca accurata di particolari e culture diverse, proprio per dare al lettore non solo la verità ma anche la storia che si può costruire intorno ad essa.
    Mi piacerebbe scoprire questo intrigo, e le faccio i complimenti per i suoi successi.
    Prendo l’occasione per ringraziarla nuovamente per un suo commento che mi ha fatto tempo fa per un piccolo racconto che avevo inserito sul Manuale di Mari, mi disse una frase che mi ha spronato ancora di più a mettere le mie riflessioni e le emozioni su un foglio bianco che sembrava che aspettasse solo me.
    Io..sono solo un granello di sabbia in confronto a tutti voi scrittori, ma sapesse che scuola è stata per me questo spazio, ho capito tante cose sulla scrittura continuando a inserire o poesie o riflessioni.

    Spesso lascio le mie orme nello spazio di Claudia…e leggendo ho visto anche le sue…

    Un caro saluto
    Maria Luisa Seghi

    • Barbara, posso dirti che ho iniziato a scrivere il testo dopo anni di lettura dei grandi romanzieri russi, credo che questo si colga nell’intreccio. Ma mi è stato anche indispensabile, e spero di non aver deluso le attese, anche approfondire i testi scritti da autori di cultura islamica. Una prova impegnativa, ancor più per un esordiente come me.

  18. Di questi estratti mi ha immediatamente colpito lo stile: rapido, secco, come un colpo di pistola nel buio o un pugno inaspettato ed imprevedibile.
    I discorsi rivolti direttamente a noi lettori solitamente ci mettono a nostro agio, ma in questo romanzo ogni affermazione, ogni domanda, ogni commento ci tengono col fiato sospeso: siamo nervosi, sul “chi vive”: questa nostra ansia è parte integrante della storia, ed è evocata molto efficacemente e con grande maestria dall’autore.
    Faccio i miei complimenti al dott. Masotti: all’interno della categoria “Gialli e thriller”, che spesso sembra in esaurimento per quanto riguarda la ricerca di innovazione, questa sua opera a mio avviso porta un’ottima ventata di novità.

    • Martina, ho dato una struttura di giallo, come rilevi, per rendere più avvincente la lettura. In realtà narra di fatti, inventate le vicende dei personaggi, purtroppo vere quelle del quadro storico che si ripercuotono sulla vita dei civili innocenti, molto più drammatiche di quanto siamo disposti a tollerare. Quei colpi che tu hai avvertito leggendo sono gli stessi che ho colto e ripreso dalle cronache e dagli atti.
      Realismo? Non saprei, a me piace anche fantasticare, forse nel romanzo emerge tutto questo.
      Grazie del commento.

  19. Daniela, ti ringrazio vivamente per avermi comunicato le tue impressioni che colgono in pieno quanto è sottinteso negli spazi tra le righe del libro e mi ha convinto a impegnarmi in questo drammatico argomento.

    Andrea

  20. Un intrigo. Ma, soprattutto, una contrapposizione di culture che rende tutti vittime sullo sfondo di una brutale tragedia. Questo romanzo, avvincente e consapevole, fra oscure strategie, interrogatori, terroristi, droga, vicende dei protagonisti, luoghi e situazioni, tutti ben descritti, ci ricorda che ogni vero ideale non dovrebbe mai essere di parte. Ed è solo nella disponibilità, nell’amore, la possibilità di superare le disgregazioni, di affermare che “non sarà stato tutto inutile”, che resta una speranza di salvezza, “perché qualcuno ha lasciato la libertà e la vita”. Complimenti e auguri vivissimi, caro Andrea, per questa tua bella opera.

    Daniela Quieti

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