Volevo chiamarla luna,
ma i suoi occhi non eran splendenti come quel nitido baigliore,
che ci avvolge, che ci abbraccia, che ci strazia dolcemente.
Calda come la pace ha trafitto le nuvole durante il temporale,
le ha solcate giungendo alle fredde distese di fiori.
Ha girato il capo verso gli alti fusti,
ha donato vita al vecchio salice che giaceva solitario nel nostro giardino.
Per noi le foglie non erano altro che respiri di polvere,
per lei eran vita, per lei eran l’essenza, per lei eran poesia.
Il vento soffiava leggero come una danza,
piacevole sfiorava i fragili rami,
sfumando lontano il freddo,
dando vita a quel folle tempore.
Bella questa lirica, trovo affascinante quell’incipit…
Però signori autori ricordatevi che qui si parla d’amore…
🙂