Ho lasciato Berlino in questa notte d’autunno inoltrato, vomitando ad ogni albero che incontro sul mio cammino. Così come un cane segna il suo territorio, io forse ho inconsciamente la necessità di segnare la strada di ritorno a casa… se mai decidessi di tornare…
Vomito il mio malessere, lasciando quei segni tangibili della mia sofferenza con la speranza di essere salvato. Ma il mondo non sembra in qualche modo interessato a me. In effetti non sono io quello che deve morire. No, non sono io, ma Helena, la luce dei miei occhi, l’unico motivo di vita.
Sono uscito di casa con la classica scusa delle sigarette. Al solo pensiero di aver usato una scusa così scontata per lasciarla, mi faccio schifo da solo.
L’ho lasciata in cucina, con le mani nell’acquaio intente a lavare i piatti n mezzo metro cubo di detersivo liquido che continuava a fare bolle. Io penso che Helena sia una delle poche donne sulla terra con una lavastoviglie a disposizione e la fissa di non usarla. Ma questa non è l’unica particolarità di Helena. Pensate, abbiamo dovuto cambiare casa dopo solo due mesi di matrimonio per comprarne una in periferia che avesse un giardino sufficientemente grande per ospitare ogni bestiola abbandonata che lei soccorreva. E se è esistito un San Francesco diventato famoso perché parlava con gli animali, allora un giorno faranno santa anche la mia Helena.
Helena mi ha rivolto un sorriso dolcissimo e non ho potuto fare a meno di avvicinarmi e baciarle il collo. Lei mi ha accarezzato ed io istintivamente l’ho stretta in un abbraccio fin troppo forte, visto che si è lamentata. Se penso che era ottanta chili e adesso è poco più della metà… a toccarla ho quasi paura di romperla, tanto è diventata fragile.
Mi ha spinto via delicatamente e il suo sguardo triste mi ha seguito finché sono scomparso nella notte.
È come se mi avesse invitato ad andarmene.
Lo so che nessuno, oltre lei, capirà il perché di questa fuga. Ma io non potevo guardarla morire. Non potevo assistere inerme alla distruzione della cosa più bella di tutta la mia vita. Non potevo stare lì ad aspettare che smettesse di respirare perché, al solo pensiero, smetto io stesso di farlo in questo preciso momento…
Helena e le sue mille imperfezioni, io con tutti i miei difetti.
Lei, meravigliosamente lei…
Le mani bruciano alla mancanza del suo corpo. Tutti i miei sensi vorrebbero smettere di funzionare pur di non soffrire per quel qualcosa di cui non potranno più godere.
Mi odio per quello che faccio. La amo, la amo da impazzire.
Inutilmente le mie gambe hanno camminato per ore. Invano hanno cercato di portarmi in salvo. La chiave è già nella toppa che gira e gioisce di quel felice incastro.
E lei è lì, seduta sul divano a coccolare, o farsi coccolare, dai suoi infiniti gatti. E piange. Ma sono lacrime appena nate, lacrime di gioia che hanno inondato i suoi profondi occhi blu appena mi ha visto entrare in casa.
Con Helena non c’è bisogno di parlare. Mi ha spogliato, ha preso i miei vestiti intrisi di schifo e li ha buttati a lavare, ha riempito la vasca con acqua caldissima. Solo per me, me e tre litri di bagno schiuma. Ma che ci posso fare… Helena è fissata con le bolle e la schiuma…
Helena sta per morire, ma è lei che si preoccupa e prende cura di me. Non so se essere triste o felice. Mi sento vuoto e al contempo pieno di lei. Ma ora non voglio più pensare. Finirò il bagno e faremo l’amore… io e l’amore mio…


