La lettera che teneva in mano profumava di lei e, anche se l’inchiostro delle parole era ormai sbiadito sotto gli occhi stanchi, lui ancora cercava di ricordare il momento preciso in cui l’aveva perduta. Perché era accaduto molto tempo prima che se ne andasse, lasciandosi dietro una coltre di nebbia impenetrabile alla ragione. Tra gli infiniti attimi racchiusi nella sua mente aveva nascosto probabilmente quello che aveva determinato il passaggio al dolore che lo stava devastando. Gli serviva un quando, quando aveva smesso di capire cosa le passava per la testa e per il cuore, quando aveva smesso di sentirla respirare accanto a sé, quando aveva smesso di guardarla negli occhi per cogliere le ombre che le incupivano lo sguardo. Gli serviva collocare in un spazio temporale ben definito quel passaggio, credeva che circoscriverlo in una data precisa gli avrebbe permesso di trovare il modo per perdonare sé stesso. Un tonfo improvviso gli fece alzare il capo dalla lettera per vedere che un’anta di una finestra si era chiusa violentemente, sospinta dal vento di burrasca che si era levato poco prima. Il mare rumoreggiava furioso come il suo animo in preda ad una rabbia che stentava a dominare spesso e che arginava sul nascere le spirali di tenerezza che sentiva dentro di sé quando tra le sue labbra moriva quel nome così amato. Si alzò ed uscì dirigendosi verso la spiaggia incurante del gelido vento che lo colpiva, anzi desiderava essere attraversato da quelle folate spruzzate di sale e sentirle come lame di coltello conficcate nella sua carne. I flutti spumeggiavano attorno al faro che si ergeva più in là, immobile certezza per i naviganti e, attorno, le onde scomposte nell’impatto tormentato sugli scogli le sentiva come sussurri carezzevoli per la sua angoscia che non lo lasciava mai. Stava urlando. “Dove sei? Maledetta! Dove sei? Torna indietro, qui, ora, ora…” Urlava dando voce al suo cuore, il suo intero essere era scosso da una follia senza via d’uscita, perché lui non voleva guarirne; una follia a cui si era aggrappato nel corso del tempo come un naufrago ad un misero relitto, la desiderava, la coccolava dentro di sé, era l’unico modo di non abbandonare il pensiero che lei sarebbe tornata.


