
Per Maria quella era stata una giornata bellissima! Sebbene la sera precedente mamma Tommasina le avesse detto che la mattina dopo poteva dormire di più perché aveva già provveduto a preparare il pranzo della domenica, Maria aveva aperto gli occhi prima del solito.
Erano gli ultimi giorni di dicembre e, al mattino, la casa era fredda. Nella cucina economica, il carbone era stato preparato nel fornello sin dalla sera precedente. Maria sapeva bene come accenderlo! Presto il piano metallico superiore, surriscaldandosi, avrebbe irradiato un bel tepore in tutto l’ambiente.
Desiderosa di fare una bella sorpresa alla mamma, mise il latte a bollire nel solito bricco e preparò ogni cosa per la prima colazione. Quando i fratelli e i genitori si fossero svegliati, avrebbero avuto il piacere di ritrovarsi intorno al tavolo tra tovaglioli colorati e tante cose buone. Forse tutti le avrebbero dato un bacio e la mamma le avrebbe detto: «Maria, sei stata brava!»
Questo, in realtà, non era accaduto perché mamma Tommasina non aveva fatto colazione, il babbo le aveva portato il caffè in camera.
Quella domenica, tutti avevano voglia di dormire e, svegliandosi in tempi diversi, avevano inzuppato i biscotti nel latte quasi senza vedere la tazza, né la graziosa tovaglia a quadri bianchi e blu. Maria, però, quella mattina era così contenta che non si era curata affatto delle facce assonnate dei suoi cari ed in cuor suo aveva attribuito il loro difficile risveglio a quel cielo nero come la pece che non prometteva nulla di buono. Solo papà Gaetano l’aveva baciata sulla guancia e, proprio come lei aveva sperato, le aveva detto quel “brava” che si sarebbe aspettata dalla mamma.
Finito l’andirivieni, Maria riordinò la cucina come faceva sempre quando Santina, la domestica, aveva la giornata libera.
Aveva appena finito di sistemare ogni cosa, quando Giuseppina la chiamò: «Mariuccia, mi fai il bagno?» La bimba aveva sei anni ed era la più piccola delle sorelle. Era una bella brunetta dagli occhi nerissimi, le sopracciglia folte e la pelle chiara come raggi di luna. Ma ad attrarre chiunque l’osservasse era il bellissimo sorriso che metteva in mostra tante perline bianche tutte uguali. A quell’età, molti bimbi hanno già la finestrella aperta al centro delle arcate dentali, ma a Giuseppina questo non era ancora accaduto, permettendo al suo sorriso di prolungarne la grazia.
Maria la lavò e pettinò con cura i suoi capelli morbidi e sottili, impegnandosi a farlo pian piano affinché non s’infastidisse come solitamente faceva con chiunque le sfiorasse il capo.
«Peppinella, ora che ti ho fatto bella, vieni con me: devi aiutarmi a scegliere l’abito per andare questa sera a teatro!» le disse Maria.
La piccola, divenuta improvvisamente seria, chiese se poteva condurla con sé. «Non posso! I bambini vanno a letto presto; e poi, assistere alla rappresentazione dell’opera, non ti piacerebbe!» «Non è vero, non è vero!» protestò Giuseppina. Per tenerla buona, Maria le promise che, prima di uscire, l’avrebbe messa a letto e le avrebbe narrato una storia.
«D’accordo, a patto che domani mattina, mi racconti tutto, proprio tutto quello che hai visto!» concluse Giuseppina. «Stai tranquilla! Ma ora andiamo a fare le modelle» disse Maria, prendendola per mano, e lei, saltellando felice, cominciò a chiamare: «Concettina, Elenuccia, volete venire a vedere come si veste questa sera Maria?» «Peppinella, stai zitta; l’ho detto solo a te! Manca poco che chiami anche il nostro fratellone Girolamo che, di sicuro, comincerebbe a ridere a crepapelle, rinfacciandomi di volere fare già “la signorina”. Di Gigi non mi preoccupo perché, immerso come sempre nei suoi libri d’avventura, non
s’accorge di nulla!» E Giuseppina di rimando: «Non pensare a Girolamo; lui è già uscito! Le sorelline, invece, sono di là, tutte sole» «E va bene!» disse Maria che era buona e affettuosa. Le due interpellate, arrivarono subito nella sua camera. «Che c’è?» chiese Concetta che era sempre un po’ sulle sue. Terza, dopo Maria e Girolamo, aveva compiuto da poco dieci anni, ma mostrava già una personalità spiccata e ben determinata.
Gigi era nato solo un anno dopo ed era bello e gentile, ma quello che più stupiva di lui era l’aria pensosa di chi segue sempre un suo progetto. Gli piaceva, infatti, utilizzare il materiale a sua disposizione per creare piccoli oggetti utili: portapenne, astucci, piccoli mobili di cartone per le bambole delle sorelline e tante coloratissime girandole.
Maria. Mai più come una volta di Adalgisa Licastro – Il Convivio, 2012 – pag. 197
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Il commento di NICLA MORLETTI
I libri di Adalgisa Licastro, oltre che ad essere scritti egregiamente, sono portatori di grandi verità e profondi sentimenti. “Maria – Mai più come una volta”, dal titolo fortemente evocativo, è un romanzo in gran parte autobiografico, così come lo definisce l’autrice. Tre generazioni a confronto si susseguono in un arco di tempo che supera di poco un secolo.
Protagoniste due famiglie, una nobile ed una borghese, cinque fratelli che seppur lontani, restano uniti nell’amore. Figura centrale è la madre che, donando loro “pane e amore” come scrive la Licastro, “ha fatto sì che i valori di cui era portatrice, si perpretassero nei loro cuori”.
Non c’è niente di più affascinante delle storie narrate che hanno il sapore del vissuto, e perciò il sapore della vita vera. In questo, Adalgisa Licastro è Maestra, nel suo narrare fluido e denso di sentimenti, nonché di amore. Un romanzo della memoria che cattura il cuore del lettore e le cui parole giungono “fino ai campi del cielo”. Da non perdere.

I libri di Adalgisa Licastro, oltre che ad essere scritti egregiamente, sono portatori di grandi verità e profondi sentimenti. “Maria – Mai più come una volta”, dal titolo fortemente evocativo, è un romanzo in gran parte autobiografico, così come lo definisce l’autrice. Tre generazioni a confronto si susseguono in un arco di tempo che supera di poco un secolo.
