Venezia e i bambini di cristallo di Roberto Bianchi

Nell’ambito della nuova Rubrica “Libri in cerca di editore”, presentiamo in anteprima esclusiva il bellissimo inedito “Venezia e i bambini di cristallo” di Roberto Bianchi.

Scrive Nicla Morletti, nella recensione pubblicata nel Portale Manuale di Mari:
“Questa è una favola meravigliosa. Metafora di vita e d’amore, racchiude in sé la bellezza di un fiore che sboccia nel giardino incantato dei nostri sogni, dove siamo liberi di volare e spaziare all’infinito con la fantasia.”

Leggiamo e commentiamo un lungo brano tratto da questo libro. L’autore leggerà i nostri commenti e risponderà in questa stessa pagina.

Per maggiori informazioni su quest’opera contatta l’autore.

Dal Prologo di “VENEZIA E I BAMBINI DI CRISTALLO” DI ROBERTO BIANCHI


Le quattro renne alate della slitta magica, insieme ai due lemming stavano per cominciare il loro viaggio sui cieli del pianeta Terra.
Avrebbero dovuto formare la piccola milizia buona, di bambini speciali che avrebbe liberato il mondo dall’oscurità e dal male.
Sul diario di bordo erano scritti i nomi dei ragazzi: Scarpagnino, Comin, Vittoria e Persio. Abitavano tra loro lontani, avevano culture e cose da scambiare e mettere in comune.
Con le zampe sottili e un po’ corte rispetto al corpo, i mantelli delle renne erano tirati a lucido, per apparire bellissime. I maschi stavano davanti, essendo un po’ più grandi delle due femmine. Il pelo era assai bello, folto e bruno e già abbastanza scuro come avviene quando si avvicina l’estate; sotto il collo, vicino agli zoccoli e attorno alla coda era quasi bianco. Le corna dei due maschi, lievemente schiacciate, erano dipinte d’oro, mentre le due compagne avevano gli zoccoli, larghi e divaricabili per poter camminare sui terreni nevosi, argentati.
Mangiarono le ultime erbe e un po’ di licheni poi i due lemming urlarono:
“In volo!!” e la slitta partì.
Era una slitta fantastica, tutta dorata con cristalli colorati sui pomelli che stavano vicini al cocchiere. Davanti, nella parte più avanzata del mezzo incantato stava il cristallo per antonomasia: uno splendido diamante color blu.
Sul diario di bordo si narrava di Scarpagnino, il primo bambino che sarebbe dovuto salire sulla slitta e che avrebbe dovuto fare da cocchiere. Si trattava di bambini speciali, che avevano cuore puro e semplice, che non si erano lasciati vincere dalle brutture dei loro tempi ed erano ancora capaci di dare un senso all’esistenza attraverso l’amore, i sentimenti e quell’impulso intenso che ci avvolge nella totalità e ci emoziona al solo scorgere un fiore che sboccia o nel vedere una giumenta che allatta il puledro.
Si trattava proprio di bambini diversi dalla norma, generosi e con un grande senso della giustizia. Il mondo li considerava poco normali. Nessuno capiva che erano un dono, erano i fanciulli della nuova era. Quelli che porteranno la pace e la gioia di godere anche delle piccole-grandi cose: come un cielo che s’imporpora al tramonto simile a petali sgualciti di papavero, o un abbraccio. Ne esistono di simili anche tra noi: a scuola i compagni a volte non li capiscono, perché a loro non interessano né i giochi di guerra né piacciono i film violenti. Persino in famiglia spesso non sono pienamente compresi, le istituzioni educative del terzo millennio non sono ancora adatte ad accogliere i puri di cuore e i sensibili… ma loro sognano di cambiare la situazione.

Ecco qui di seguito in corsivo cosa era scritto sul diario di bordo…

DIARIO DI BORDO

-Scarpagnino-

Scarpagnino abita al di là delle Alpi, è ragazzo semplice e con la voglia di amare il prossimo. Lo si riconosce per la luminosità dei suoi occhi e la dolcezza del sorriso. E’ sempre accompagnato dal suo Cane Jo’. Senza il suo cucciolo Scarpagnino si sente solo, ha imparato a rispettare il proprio fidato compagno, come bisognerebbe rispettare la vita di ogni creatura. Giocano insieme, camminano insieme, dividono gioie e dolori.
Jo’ è pronto a sfidare la morte per il suo amico; è un bastardino dal bel pelo chiaro e tanta voglia di amare.
Scarpagnino è per natura un leader, per questo guiderà la spedizione.
A orientarlo ci sarà una bussola magica che egli solo sa leggere, lui non va dove indicano gli strumenti ma dove porta il cuore.
E’ sensibile e capace di ogni gesto per ripagare l’amicizia di un compagno. Frequenta le scuole elementari. Vorrebbe avere nella maestra un modello e un’amica ma la sua insegnante non ha il cuore per comprenderlo, così lui soffre.
Caratteristica di Scarpagnino è quella di mettersi seduto presso i verdissimi pascoli alpini e lasciarsi accarezzare dal vento, come se lo zefiro fosse capace di portare via angosce e tristezze. Il suo luogo preferito è la valle dalla quale si vede il grande sistema montuoso stagliarsi fiero, salendo verso il cielo. Lì pare possibile farsi cullare da essenze magiche, dove le vellutate nivee stelle alpine parlano di gioia di vivere e i ghiacciai sono illuminati da forti, potentissimi raggi solari.
Come tutti i bambini che prenderanno parte a questa spedizione, Scarpagnino è un essere particolare. Il mondo non lo capisce. Lui non insegue successo o ricchezze, vuole la gioia dell’animo. E’ insomma dotato di abilità e caratteristiche diverse dalle consuete. E’ un eletto, uno degli esseri scelti dalle forze del bene.
Sarà durissimo vincere la Malvagità Assoluta ma in cuore Scarpagnino ha tanta forza. Tanti saranno i nemici, tutti quelli che si lasciano sedurre dai falsi profeti del nostro aggressivo e violento mondo.

***

La slitta volò sino al confine tra Italia, Francia e Svizzera. Si vedevano le belle baite in legno dei montanari con gli ovini a brucare intorno l’erba. Le montagne erano poderose. Sui sedili della slitta era già pronta la postazione del nocchiere Scarpagnino. Le giogaie di calcari, arenarie e marne colpivano i sentimenti di chi le poteva ammirare sia dall’alto che dal basso. Lo scenario si presentava ricchissimo di sinuosi avvallamenti. Il clima era rigido, era ancora la stagione fredda anche se si stava avvicinando piano piano la primavera. Scarpagnino stava tornando da scuola. Frequentava la seconda elementare, era bambino curioso e con tanta voglia di sapere e teneva stretto il suo sussidiario sotto al braccio. Aveva ancora in tasca il panino con burro e marmellata che la mamma gli aveva preparato per colazione. A quell’ora tra il freddo e la fatica dell’erta via, gli prese fame e lo trasse dalla borsina per addentarlo. Quando fece per dare il primo morso, si sentì chiamare dai lemming che stavano atterrando.
“Salverai il mondo dal Male Assoluto!” gli dissero i piccoli roditori. In cuor suo Scarpagnino sapeva già tutto.
“Guiderai la nostra spedizione alla ricerca della lancia magica che sconfiggerà il nero e il buio del pianeta. Si tratta di una zagaglia incantata che dovremo ricomporre. Una volta unite l’elsa, l’asta e la lama potremo sconfiggere la cattiveria e il male! Tanti saranno i perigli e difficile la lotta! Unirete la lancia magica alla sfera di cristallo blu e la sua luce vincerà ogni male!” La slitta era ormai atterrata sul paesaggio leggermente imbiancato di neve ma con il verde dei prati ben evidente. Scarpagnino guardava incantato il mantello scuro sul dorso e grigio chiaro sul ventre, dei lemming. La testa era rotonda e simpatico lo sguardo. Subito accolse con affetto i nuovi amici. Accarezzò le renne e sorrise.
“Sali sul nostro mezzo magico!” dissero le renne.
Scarpagnino spiccò un balzo e si mise al timone della slitta. Lesto arrivò anche Jo’, il cagnolino, che si sedette accanto al padroncino. Presto furono portati altissimi, intanto che il nuovo nocchiere guidava la spedizione verso la seconda tappa.
“Andremo a prendere Comin, in Egitto!” disse uno dei lemming, e la slitta si diresse verso l’Africa, colà ove, dopo aver mostrato le sue cataratte, il Nilo si avvicinava alla foce.
Ecco cosa era scritto sul diario di bordo riguardo a Comin:

DIARIO DI BORDO

-Comin-

Anche Comin è stato scelto dalle forze del bene per lottare contro il buio. Anche lui è uno dei fanciulli che sanno cosa è il cuore. Sono tutti bambini particolari che non vogliono conformarsi agli stereotipi di questa Terra ma conoscono la legge dell’anima. Non amano regole imposte ma sanno apprezzare i profumi dei fiori. Hanno autostima e atteggiamento regale ma danno loro stessi per amore e allora sanno divenire umili senza perciò perdere dignità. Comin, nel suo Egitto, ama le antiche credenze e la fede nel dio Ra, la divinità del sole e della luce. Proprio in relazione al dio Ra, Comin è un figlio della luce. Egli ha il potere di vincere il buio con uno scintillio di colori. Sarà l’asso nella manica della spedizione. Comin è un tipico egiziano, con il classico, bellissimo, importante naso e ama i suoi luoghi, vicino al Cairo, dove l’acqua da verde diviene azzurrissima. Lì intorno ci sono le suggestive piramidi di Giza, con le tombe dei faraoni e le mastabe dei personaggi appartenenti alla famiglia regale. Sulla riva orientale del Nilo sorge Luxor, dove c’è il tempio che ricorda le gesta del grande Ramses II, anch’egli gran battagliero. Ci vorrà tutto lo spirito combattivo di Ramses per lottare contro il Male Assoluto. Il territorio dove vive Comin vince il deserto e diviene fertile grazie alle acque e al limo del grande fiume africano. La casa di Comin sta presso il delta e lì, di notte si può vedere il bimbo dotato di un’iride magica che vince le tenebre e rende il suo mondo colorato e variopinto come in un caleidoscopio. Gli animali di quei siti sono molteplici. C’è il coccodrillo del Nilo, ci sono gli ibis, i tori, le gazzelle, i rettili, la volpe del deserto, le iene, le manguste, lo sciacallo, l’ippopotamo. Comin ama gli animali del cielo: gli aironi, le cicogne, i nibbi e le aquile ma ha scelto come amica un animale fantastico, frutto della fantasia e dell’immaginazione ma che grazie ai poteri magici dei quali egli è dotato è divenuto vero. Si tratta dell’Araba Fenice, uccello che era considerato l’incarnazione del dio Ra. L’Araba Fenice vola sempre intorno a Comin. Il suo piumaggio è splendido e meraviglioso: il suo corpo è azzurro e rosso, ha un collare di penne d’oro a fasciargli il petto, la coda blu, sulle zampe ha due lunghe piume, una celeste e una rosa; in testa porta una corona reale. Essa è simbolo del sole che sorge e vince l’oscurità della notte.

***

6 Commenti

  1. E’ bellissimo lavorare di fantasia ma è ancora più bello vedere il mondo con gli occhi ingenui dei bambini.Molto curiosa di sapere se riusciranno nell’impresa

  2. La slitta magica non è stata ancora inventata, ma la purezza del cuore dei fanciulli è sempre esistita. E’ deprimente assistere allo stillicidio della purezza dei fanciulli operato dagli adulti attraverso quella che chiamano educazione. Se la smetteranno di “educare” ed ascolteranno la purezza del cuore dei fanciulli, riusciranno ad inventare la slitta magica. Complimenti per la scrittura.

  3. Che la luce sia con tutti i lettori che si accingeranno a leggere questo blog.
    Io sono Roberto Bianchi, l’autore, e nel ringraziare con tutto me stesso lo Staff di Manuale di Mari e la professoressa Nicla Moretti abbraccio tutti forte attendendo con entusiasmo interventi.

    A presto.

    roby

  4. Una slitta magica solca “i cieli del pianeta terra” ed è magia di immagini e parole. Complimenti a Roberto Bianchi per questa creazione, per questo inedito dal fascino tutto particolare che cattura l’attenzione del lettore. Uno stimolo per l’intelletto e la fantasia che fa bene al cuore.

    Nicla Morletti

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