Tempo di sabbia nel vento di Anna Cattivelli

Umanità che muore…-

Umanità che muore,
capi,
governanti,
imperatori,
presidenti,
chi è l’assassino.
Ingenuità di bimbo
nelle miniere
nella polvere,
occhi smarriti
tra mani di boia,
tra quelli
con diritto
di colpire,
spose a cercar lavoro
altrove,
uomini soli
con un bicchiere
in mano,
loro discutono
…zitti tutti.

***

I capi fanno la guerra…

I capi fanno la guerra,
imbottiscono
di menzogne i militari,
col sangue tracciano
disegni di potere,
lo studente grida:
misericordia!
Alle spalle
t’hanno colpito,
misericordia,
ti sei voltato,
negli occhi
t’hanno ucciso.

***

Mi hai perduta…

Mi hai perduta
nel labirinto
dell’insoddisfazione,
i tuoi rimpianti
mi hanno travolta.
Gabbiano,
volevo prendere
il volo
insieme a te,
ho atteso,
mi hai perduta
in un tuo giorno
annoiato
mentre cercavo
di stringere
la tua mano…
e sono scivolata.

***

Se fossi giardiniere…

Se fossi giardiniere
come tuo padre,
prepareresti
le bordure e le aiuole
con le tue mani
e allungheresti
lo sguardo oltre
la pianura
per scoprire il fertile.
Potresti amare
la terra che hai
e voltarti a guardar
la semina cresciuta.

***

Dal libro Tempo di sabbia nel vento di Anna Cattivelli, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.
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6 Commenti

  1. Più di tante parole che a nulla servono, quello che più mi preme di dirle è “complimenti”. Complimenti per ciò che ha scritto e per come lo ha scritto, per la forza dei suoi versi e per ciò che trasmettono. Mi piacerebbe molto leggere anche le altre sue poesie e perdermi nei loro significati.

  2. “Se fossi giardiniere” inevitabilmente sentirei me stesso di più nella natura.
    Ma non c’è ricerca di panismo in questa lirica (quanto meno, non appare questo il suo fine primario); c’è la serenità di una riflessione che, almeno da ciò che ho percepito, ha creato un codice di simboli col quale esporre una metafora.

    “Potresti amare
    la terra che hai
    e voltarti a guardar
    la semina cresciuta.”

    La meditazione profonda di questi versi ci rende partecipi di quanto il loro contenuto non sia scontato: non è consequenziale quel “voltarsi indietro a guardare” (del resto è un percorso ricorrente in queste liriche: “ti sei voltato, negli occhi t’hanno ucciso.”, I capi fanno la guerra).

    Ho apprezzato molto, fuor di retorica, questa ricerca della “sententia”, del nesso icastico, che mi ricorda tanto una certa fase della poesia montaliana (anche se vi ravvedo anche Ungaretti e la scuola ermetica).

    Sono versi dall’andatura studiata, non prolissi e carichi, come tanta letteratura contemporanea (spesso addirittura affettata e ridondante).
    Sono versi leggeri, propri di uno spirito che osserva e che nota il “modus agendi”, descrivendolo in modo essenziale (si pensi a questa folgorante immagine, nella quale con quattro parole si è ritratta la modalità dell’azione e si è conclusa la poesia senza fatiche oratorie: “loro discutono …zitti tutti”).

    Molto bella anche la copertina.

    Davvero complimenti

  3. Fare poesia significa mandare messaggi e questi che leggo non sono nuvole passeggere, ma grida alle quali non si può rimanere indifferenti. Cerchiamo in tutti i modi di andare avanti chiudendo gli occhi, facendo finta di non vedere la realtà che ci circonda.
    Ma nonostante tutto è bello scoprire che qualcuno riesce ancora a parlare la tua stessa lingua.
    E come dice il titolo, questo in cui viviamo è un TEMPO DI SABBIA, fragile, complesso, ridondante, pericoloso, paranoico. Un colpo di VENTO potrebbe spazzarlo via.
    Complimenti ad Anna Cattivelli

  4. Anna desidera l’Amore. Ma afferra solo l’amore. E continua nella ricerca, senza sosta e senza compromessi.
    La sua sensibilita’, altissima, la riveste di desiderio, facendola tuttavia cozzare contro l’ainamore della realta’.
    La sua sembra una lotta di sconfitta, costellata di rimpianti e delusioni.

    Gaetano

  5. Mi ha colpita il titolo. Sabbia nel vento. Esprimi la fugacità, l’essere inafferrabile, lo scorrere inesorabile. La sabbia nel vento è la dispersione massima, impossibile da controllare o rincorrere. Ma che, inevitabilmente, lascia il segno del suo passaggio. E, a mio parere, questi versi sono proprio così.

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